Marrone IGP: un'opportunità per Villar Dora
Castagna nei boschi villardoresi |
«La zona di produzione del Marrone della Valle di Susa comprende l'intero territorio dei seguenti comuni in provincia di Torino: Almese, Avigliana, Borgone Susa, Bruzolo, Bussoleno, Caprie, Chianocco, Chiomonte, Chiusa San Michele, Condove, Exilles, Giaglione, Gravere, Mattie, Meana di Susa, Mompantero, Novalesa, Rubiana, Salbertrand, San Didero, San Giorio di Susa, Sant'Ambrogio di Torino, Sant'Antonino di Susa, Susa, Vaie, Venaus, Villar Dora, Villar Focchiardo.»
(fonte: GUE, C 67/26 18.03.2010)
Nel 2010 veniva pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea il riconoscimento dell'IGP (Indicazione Geografica Protetta) per il «Marrone della Valle di Susa». Pare che tale frutto abbia origini assai antiche, con la coltivazione del castagno già attestata in zona intorno al XIII secolo. L'attuale denominazione di indicazione geografica designa il frutto ottenuto da cinque varietà locali indicate con il nome del comune di provenienza: San Giorio, Meana, Sant'Antonino, Bruzolo e Villar Focchiardo.
Le caratteristiche del prodotto sono peculiari e devono rispondere a severi criteri di qualità, fra i quali: numero di frutti per riccio non superiore a tre, forma ellissoidale, apice poco pronunciato, pericarpo di colore marrone tendente al rossiccio con striature più scure in numero variabile di 25-30, pezzatura medio-grande con non più di 85 frutti per chilogrammo, un seme per frutto, polpa bianca o bianco-crema di consistenza croccante e di gradevole sapore dolce con superficie quasi priva di solcature, ecc.
L'inclusione del territorio comunale di Villar Dora nell'elenco di quelli abilitati a fregiarsi del marchio IGP «Marrone della Valle di Susa» può essere un'opportunità su molteplici fronti:
- Prima fra tutti la politica, ormai sempre più condivisa, del recupero delle vecchie specie locali che a Villar Dora può essere svolta con successo formando un paniere unico che possa spaziare dalla castagna alla ciliegia, alle mele, ecc. Rimane un rimpianto per la perdita della vite, per secoli coltivata nel nostro paese sia a vigna che ad alteno, della quale ormai si conserva solo la testimonianza negli antichi catasti.
- In secondo luogo si incentiva la pulizia ed il mantenimento del suolo boschivo, un tempo assai sfruttato dai nostri avi ed ora perlopiù in preda all'incuria ed all'abbandono.
- Infine va menzionato il forte valore culturale di queste operazioni, che permettono il recupero delle tradizioni e dell'identità dei nostri paesi, nel contesto di una valle che invece si vuole sempre più «corridoio intermodale».
Queste considerazioni sono effettuate nell'ottica di un modesto contributo al discorso costruttivo su Villar Dora. Spero vivamente che in futuro le opportunità derivate dal rilancio della castagna per mezzo del marchio IGP possano essere ampiamente sfruttate.